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Salento, metà del '900. Tra i membri di una famiglia borghese, Veronica, presenza scomoda per la sua oscura nascita, narra la sua storia dall'infanzia, idealizzata nel ricordo, fino alla maturità consapevolmente accettata, attraverso i turbamenti dell'adolescenza e la scoperta della bellezza del vivere, nella costante ricerca della propria identità e della madre mai conosciuta. Una protagonista indomita e razionale, generosa e manipolatrice, sorprendente nel volgere le situazioni a proprio favore, ma anche nell'analizzare la propria e l'altrui condotta. Un romanzo di costume e formazione, dove il tono ironico stempera la diffusa malinconia di fondo, e dove l'uso del dialetto ben si presta a vivacizzare la fluidità di un linguaggio accurato. Intorno ai personaggi principali, gli abitanti dell'immaginaria Landrano coi loro affanni, radicati in un agglomerato suggestivo dove convivono pettegolezzi e solidarietà, religiosità e blasfemia. Come un lungometraggio che, partendo dagli anni '50 per arrivare al 2000, fa scorrere immagini di vita, la storia evoca emozioni di un tempo mutevole e dinamico, vissuto con ottimismo e certezze che lasciano in fondo all'anima un malcelato rimpianto.